domenica 3 novembre 2013

Pino Manzella concentrato di vita per viandanti

di Rosa Salamone

Uso internet come un laboratorio per sperimentare nuove relazioni, quelle relazioni che spesso nei paesi sono la ratificazione del nulla, di conversazioni chiuse in un circuito che prevede salute-tempo-morti-nascite, non necessariamente in quest'ordine, e in cui parlare d'altro equivale, uso un'iperbole, ad uscire fuori pista, schiantarsi contro il dissenso, fino alla morte sociale. Internet, di contro, dà la possibilità di tessere relazioni che tra il virtuale e il reale non hanno di mezzo il mare, ma solo un rivolo d'acqua, pura o torbida, a seconda delle circostanze, facilmente attraversabile per entrare in storie e vite d'altri, non chiuse, non paesane, fertili.

Ero davanti al pc quando un'amica ha condiviso su fb un disegno che rappresentava al centro la sagoma acquerellata della sicilia con un asino dentro, a destra un testo dalla grafia minuta e indecifrabile, in calce un titolo, l'isola degli asini, lo stesso nome del gruppo di lettura pensato nel lontano 2007. Un nome e un'immagine per me originali e invece, eccomi qua, espropriata dal primato di chi dà nomi e si sente come il creatore che con il suo fiat lux fa essere le cose. Nell'arco di pochi giorni, più curiosa che delusa, cerco il nome dell'autore, trovandolo; un contatto virtuale dello stesso, trovando anche quello su fb; un contatto reale infine, cioè una visita, trovando anche quella. L'autore è Pino Manzella, è di Cinisi, il paese che, in una elementare associazione di idee, è Peppino Impastato, il Peppino filtrato per noi telestupefatti dal film di Marco Tullio Giordana che, con tutte le imprecisioni del caso, ha avuto il merito di far conoscere ai più la storia di Peppino e della sua ribellione ad un sistema mafioso usando l'arma affilata della satira capace, come poche, di mettere in ridicolo e sminuire l'intoccabilità dei mafiosi locali.


Nel viaggio verso Cinisi siamo in quattro, l'incognita dell'incontro eccita il nostro dire che è a tratti convulso a tratti spento. Stessa incostanza ha il cielo, minaccia pioggia agitando nuvole nere per poi ripensarci e giocare al sereno. Arrivati a Cinisi, Pino Manzella ci accoglie nella piazza e conduce nella sua casa, dove ci muoviamo intimiditi: una vita, anzi più vite, ci scorrono davanti e sono lì concentrate per noi viandanti.

Dall'ingresso passiamo al salotto, dal salotto al laboratorio, da questo alla cucina dove, persa ogni timidezza, ci autoinvitiamo a pranzo e il racconto della sua vita si arricchisce di aneddoti: la militanza politica e artistica da giovane nel gruppo facente capo a Peppino Impastato, la laurea in lingue, il mestiere di prof di francese, la passione mai spenta per la pittura. Il suo sguardo nel racconto è pulito, gli occhi verdi, un codino raccoglie i lunghi capelli, nel ridere esce la lingua come un bambino che fa i dispetti.

Pino Manzella domenica 1 settembre 2013 | L'isola degli asini su Vimeo.

Istantanee: la libreria all'ingresso affollata di libri, di poesia in particolare, che emanano ossigeno come fossero ancora piante vive con tanto di radici, fusto, rami e fotosintesi clorofilliana in corso d'opera che ci regala un surplus d'ossigeno -clic- la parete con fotografie e disegni in memoria della moglie -clic- un tavolo basso con una collezione di tartarughe di ogni tipo, un inno corale alla lentezza -clic- un'altra libreria con altri libri e ossigeno -clic- quadri sulle pareti, acquerellati, accatastati, incorniciati -clic- il tavolo da lavoro con colori, pennelli, fogli, ordine e buio da ventre di balena -clic- il quadro con la tendina, colpo d'ala contro la censura: apri la tendina e trovi gli acchiappa cazzi 'ntall'aria, chiudi e trovi solo la tua faccia indignata e ottusa -clic- pile di fogli di documenti antichi dalla grafia minuta, barocca e indecifrabile, con date e bolli sbiaditi che sono il punto d'inizio dei disegni sulla sicilia realizzati da Pino Manzella, a cui appartiene anche L'isola degli asini che ci ha portato fin qui, come un cavallo di troia, disegni questi che sovrappongono e innestano più strati: l'indecifrabilità burocratica del testo con la pulizia del disegno in china acquerellata -clic. Queste istantanee affiorano ora, a distanza di mesi, e agitano la loro coda di pavone, sgolano un canto da sirena, mentre altre muoiono in un oblio di lancette.

Finisco di sbobbinare mentalmente l'incontro e recupero l'ultima improbabile istantanea. Vedo i nostri corpi avanzare come un'onda per la casa, per poi retrocedere lentamente in risacca, è un moto continuo di chi avanza e arretra, un flusso e riflusso, un moto come danza, del conoscersi. Clic.






N.B.: in seguito, l'Isola degli asini di Pino Manzella è diventata manifesto di uno dei nostri appuntamenti. 
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