Manifesto dei lettori erranti

1. Noi siamo l’asino1 che canta l’amore per la lettura individuale2. Lingua muta, occhi in corsa, il corpo cosa dimenticata.  

2. Noi siamo l’asino che canta l’amore per la lettura condivisa3. L’io che si apre all’altro e cangia, muta, rabbercia idee.  

3. Il viaggio è la condizione permanente del lettore4. Viaggio dentro il libro, i personaggi, l’autore, se stessi. Viaggio su strade di parole. 

4. Il lettore errante viaggia per i paesi della provincia ennese, annusa luoghi e incontra altri lettori, spaesato tra paesani. 

5. Noi siamo l’asino che raglia e scalcia su un territorio addormentato nel rancore5.


Note:

1 L’asino è un animale che è stato interpretato in modi molteplici e contrastanti. Ora Simbolo d’ignoranza, zotichezza, testardaggine, ora di umiltà e mitezza. Qui l’asino a cui si fa riferimento è, come il protagonista dell’Asino d’oro di Apuleio di Madaura, un animale capace di ricerca e metamorfosi, per un approfondimento si consiglia di leggere qui.

2  La lettura silenziosa si diffuse verso il VI sec. nei monasteri. Sant’Agostino, in visita a Sant’Ambrogio, allora vescovo di Milano, si stupiva di vederlo leggere sempre in silenzio, così ce lo descrive: «I suoi occhi correvano sulle pagine e la mente ne penetrava il concetto, mentre la voce e la lingua riposavano» , dalle Confessioni, VI, 3.3.

3 «Il principale elemento di unità [dei GdL] è proprio la condivisione della lettura (…) Condivisione, però, non è, come abbiamo detto, lettura collettiva. È piena tesaurizzazione della lettura privata e riporto ad altri, nella misura in cui ciò è possibile, del guadagno, dell’emozione, dello scacco, anche, che la lettura ha determinato in noi». Sono queste le parole di Luca Ferrieri, attuale direttore della Biblioteca di Civica di Cologno Monzese, in occasione del primo incontro nazionale dei GdL, Arco di Trento 30 settembre 2006.

4  «Leggere è lasciarsi trasportare, cambiare tempo e spazio, non essere dove si è (…)», così Cesare Garboli introduceva le Memorie d’oltretomba di Renè de Chateaubriand, ed. Einaudi Gallimard, 1997.

5 Il rancore a cui si fa riferimento è quello di cui parla il poeta, scrittore, giornalista irpino Franco Arminio qui

Segnala

Articoli inerenti