domenica 30 giugno 2013

Una giornata di Ivan Denisovič di Aleksandr Solženicyn

di Davide dal Muto


“Era trascorsa una giornata non offuscata da nulla,
una giornata quasi felice.”
(Aleksandr Solženicyn)

Racconto lungo, il primo, e anche quello più significativo dell’opera di questo gigante della letteratura. Senza nulla togliere al più famoso saggio “Arcipelago Gulag”, Solženicyn meritava il premio Nobel già per questa sua prima pietra miliare.

Il racconto si snoda durante tutta una giornata, dall'aurora al coprifuoco notturno, trascorsa dal prigioniero Šč-854 in un campo di lavoro siberiano poco prima della morte di Stalin.

Innanzitutto è bene analizzare l’umana compassione che l’autore, a sua volta ex deportato politico, usa nei confronti del protagonista (se stesso in pseudonimo) chiamandolo per nome anziché per numero, cosa che avrebbe sì spiegato ancor meglio la condizione degli internati ma a prezzo di un distacco da parte dei lettori, e qui sta il primo pregio del genio di Solženicyn.
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lunedì 3 giugno 2013

Reale fin troppo reale

di Salvatore D’Agostino


Paola Pivi è un’artista nata a Milano che, attualmente, vive ad Anchorage, in Alaska. «Anchorage mi piace perché non c’è arte. Non c’è lusso. L’unico lusso che lì uno ha è il tempo che non manca mai».* Lo stesso tempo dilatato si ritrova nell'isola di Filicudi, dove l’artista ha vissuto e dove ritorna per fotografarla con l’intenzione di rilevarla in scala 1:1. Pivi ha scelto di vivere in luoghi poco abitati poiché nei centri urbani densamente popolati gli «sembra di essere come una barca in mezzo all'oceano piuttosto che sulla terraferma.»*


Il suo stare con i piedi ben piantati per terra, la portano a riflettere sul concetto del reale. Tutta la sua arte è fondata sull'interazione e la manipolazione della realtà. Le sue opere sono oggetti reali posti in un dato luogo e in un preciso momento. Non c’è finzione: camion, aeri, cinesi in carne e ossa, una pizza gigante, fontane, zebre, giaguari sono oggetti e esseri viventi reali che l’artista rielabora ricreando realtà che ci appaiano impossibili.


Come è reale l’asino che va per mare, un’opera del 2003. Una realtà che spetta a chi osserva interpretare, capire dove sta andando, cosa sta facendo, perché si trova lì o magari ignorarla, fregarsene, riderne, sghignazzare: «Chi osserva un’opera - per Paola Pivi - non ha bisogno di conoscere l’arte, e neppure avere coscienza di stare guardando un’opera d’arte.»




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