Il 6 ottobre, in occasione della sagra del pesco e dell'incontro bagnato "Siamo tutti lettori", Davide ha letto alcune pagine dal libro 'Ferdydurke' di Witold Gombrowicz con verosimili innesti della figlia che canticchia canzoncine estemporanee.
Così girarono il mondo, tirando a quel che capitava con quel che capitava. Cantavano canzoni e soprattutto si divertivano a spaccare i vetri delle finestre. Gli piaceva molto anche sputare dal balcone sui cappelli dei passanti, e non vi dico la gioia quando riuscivano a beccare qualche pezzo grosso in carrozza. Filidor si specializzò al punto che riusciva a sputare dalla strada su quelli che stavano al balcone. L’Anti-Filidor, invece, spegneva le candele tirandoci sopra una scatoletta di fiammiferi. Adoravano soprattutto tirare ai ranocchi con la carabina, e ai passerotti con l’arco, e anche stare su un ponte e gettare in acqua pezzetti di carta e fili d’erba. Ma la voluttà suprema era comprarsi un palloncino da bambini e corrergli dietro per campi e per boschi, evviva, evviva! aspettando di vederlo scoppiare col botto, come colpito da un proiettile invisibile. E quando negli ambienti scientifici qualcuno rammentava le loro glorie passate, le lotte spirituali, l’Analisi, la Sintesi e la loro fama irrimediabilmente svanita, loro si limitavano a rispondere con aria sognante: “Già, già, il duello… che botti, ragazzi!” “Ma professore,” esclamammo io e Roklewski che nel frattempo s’era sposato e aveva messo famiglia in via Kruzca. “Ma professore, lei parla come un bambino!” Al che il vegliardo ritornato bambino rispose: “Tutto è foderato d’infanzia.”
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