di Rosa Salamone
C’è un percorso: da Cerami a Nicosia passando per Troina e Gagliano.
Ci sono due asini: uno legge asino, l’altro ostenta una posa altezzosa.
C'è un abbasso l'autismo corale, omaggio a Franco Arminio e al suo sguardo spietato e amoroso sui paesi.
Ci sono briciole di pane sparse: quando si progetta un viaggio viene fame.
Ci sono briciole di pane sparse: quando si progetta un viaggio viene fame.
C’è il furgoncino d'epoca di Pianissimo con sotto un monte dal nome infelice, Femmina Morta: femminicidio involontario fu.
C’è un “magari lettori”: anche questo involontario.
Una macchia di caffè che pare un gatto (scusate il terzo involontario che non è incomodo). Un gatto che guarda sornione il caos di linee, colori, parole di una cartina che intanto è diventata una storia (perlomeno un prologo).
C'è altro: "Il gioco delle altre contaminazioni lo lasciamo a chi abbia la voglia di scoprirle."
C'è altro: "Il gioco delle altre contaminazioni lo lasciamo a chi abbia la voglia di scoprirle."
4 commenti:
Ho ascoltato con molta attenzione ieri l'incontro tra gli asini e nonostante,mi sia persa la prima buona mezz'ora ,per problemi tecnici ,il rimanente tempo è stato parecchio piacevole ascoltarvi ,ho preferito non intervenire per paura di essere ripetitiva.Il libro di Stassi è arrivato in un momento di noia ,e i due giorni passati a leggerlo mi hanno guarita ,la scrittura scorrevole ma potente mi ha trascinato fin dalle prime pagine nella storia ,la descrizione del cinema iniziale è stata folgorante ,la polvere e il fascio di luce che proiettandosi su uno schermo bianco da vita ad un mondo ,mi è sembrata un'immagine potente che mi ha subito fatto pensare a Georges Melies alla creazione di mondi immaginari, di espedienti, di illusioni che i primi registi compivano con questa nuovissima tecnologia ,mi ha fatto pensare all'uomo dei primi del '900 che con la fantasia, non ancora corrotta dalle immagini televisive e da desideri indotti, cercava di mettere per immagini la poetica di un mondo nuovo ,un mondo che sarebbe totalmente cambiato da li a poco ,anche grazie agli esperimenti compiuti nel cinema .La polvere mi ha seguita per tutto il libro nelle strade di los angeles e negli abiti che i personaggi indossano ,al circo e in tutto il percorso che Stassi fà intraprendere a Chaplin.Sinceramente quando è stato proposto questo libro ho subito pensato :"che due palle ancora Chaplin"...per almeno vent'anni,ogni anno guardavo i suoi film nel periodo di Natale ,film che mi facevano sempre piangere ,anche ridere ,ma una triste allegria mi rimaneva sempre addosso ,un sapore agrodolce ,per cui pensavo che anche questo libro avesse avuto quel sapore ,e invece Stassi mi ha spiazzato fin dalle prime pagine con la sua scrittura scivolosa ma magmatica ,densa di significati e di immagini ,in letteratura ,in pittura l'inganno alla morte viene spesso rappresentato con una partita a scacchi ,se non sei un buono stratega non hai speranze ,non ne hai comunque ,ma il tempo è l'inganno dell'uomo e più ne hai più pensi di essere vissuto,Stassi usa invece come inganno il talento ,nel caso di Chaplin;anche se come ha ben notato Manuela in maniera involontaria ,è la comicità,ma mi piace pensare che ognuno di noi con il proprio talento ,con la propria vocazione può ingannare la morte. Durante la lettura mi sono chiesta cosa fosse vero o inventato ,non conosco la biografia di Chaplin,mi chiedevo se era vero che avesse fatto tutti quei mestieri prima di arrivare a diventare il grande Chaplin ,come se ognuno di noi per diventare ciò che è debba intraprendere strade apparentemente sconnesse improbabili ,inutili,ma durante la lettura delle immagini mi venivano alla mente di chaplin pugile ,del circo ,della fioraia e ,e ascoltandovi ieri Salvo è riuscito a rispondere a questa domanda usando l'espressione ..."Stassi sbobbina i film di Chaplin",e io che pensavo che la mia immaginazione stesse inventando tutto e che non riuscivo più a distinguere tra la sua vita reale e la sua arte.Stassi ci presenta la narrazione di un America piena di povertà ma anche di opportunità ,di un America multietnica ma anche razzista,ed è proprio da un episodio razzista che si compie la restituzione di un dono che ,a detta dello scrittore ,è il tema centrale della storia.Ringrazio Filippo per la proposta di questo libro ,che io non avrei mai nè comprato,nè letto ma che grazie al gruppo di lettura ho potuto assaporare, lasciandomi con un grande appetito per la vita.
Ornella,
il tuo commento mi fa riflettere molto sull'utilizzo di Skype come piazza espansa dei nostri incontri.
Ho la percezione che si ascolta in modo diverso e con più attenzione.
Interessante il tuo commento, non avevo colto il tema della ‘polvere’.
A proposito di polvere avevo segnato a pagina 114 albergo Bunker Hill = John Fante tutta un’altra storia, ricordi: "Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d'albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento importante della mia vita; dovevo prendere una decisione nei confronti dell'albergo. O pagavo o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta.
Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce e andandomene a letto."
da Chiedi alla polvere di John Fante
Saluti,
Salvatore
Ciao Ornella, sono io che ti ringrazio per quello che scrivi.
Mi ha commosso quello che scrivi. Mi prendo un merito che non ho e ti ringrazio e attraverso te ringrazio tutti gli Asini erranti dell'ennese.
Mi auguro di tornare presto a un vostro appuntamento, che le orecchie, siccome me le tiravano da piccolo, ce le ho belle lunghe.
a presto
buone letture.
La sensazione che ho avuto io leggendo questo libro (bellissimo e toccantissimo, letteralmente divorato) è stata quella di essere costantemente dentro un film: parla la Morte, parla Chaplin (più che Charlot); CIAK, cambio scena; ora siamo nel circo; CIAK, adesso siamo in America, poi di nuovo la Morte e l'attore....una storia nella storia, sensazioni su sensazioni pluristratificate.
Un "film" non sulla comicità di Chaplin, bensì sulla sua malinconia, quella malinconia che tutti gli uomini un giorno, presto o tardi, si trovano ad avere davanti all'unica vera certezza della propria vita
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