mercoledì 2 febbraio 2011

Un nostro colloquio con Luca Ferrieri

di Rosa Salamone

Luca Ferrieri è attuale Direttore dei servizi culturali e bibliotecari del comune di Cologno  Monzese, ha scritto molti articoli sui Gruppi di Lettura (GdL), reperibili su Internet, e un vademecum di autodifesa, Il lettore a(r)mato, edizioni millelire.

Quando e dove nascono i primi GdL e soprattutto a quale esigenza rispondono? 
In Italia la nascita e il primo sviluppo dei GdL si possono datare intorno agli anni 2003-2005 (in questi anni nasce il primo e principale blog dei gruppi di lettura; nel 2006 si tiene il raduno nazionale di Arco di Trento, ecc.). In precedenza c'erano stati dei tentativi pionieristici, come quello della biblioteca di Cologno Monzese che negli anni 90 aveva attivato dei gruppi di lettura, ancora troppo simili, però, a dei gruppi di studio o a dei seminari. Soprattutto c'era stata la grande esplosione dei gruppi di lettura nei paesi anglosassoni, con 50.000 gruppi attivi in Gran Bretagna e 500.000 negli U.S.A. L'esigenza da cui essi nascono è difficilmente riassumibile in poche parole ed è diversa a seconda della tipologia dei gruppi di lettura. Come dice la Guida ai gruppi di lettura della New York Public Library, non esistono due gruppi di lettura uguali l'uno all'altro. In generale, e con una certa dose di semplificazione, potremmo dire che l'esigenza più importante è quella di difendere e valorizzare la lettura come atto sociale, conviviale e indipendente.

Cosa contraddistingue i GdL italiani dai GdL delle altre nazioni? 
Le principali e speculari varianti geoculturali dei GdL sono quella anglosassone e quella latinoamericana. La prima è basata sulla leggerezza, la mondanità un po' salottiera, l'organizzazione manageriale, l'estraneità al sistema delle biblioteche e la vicinanza a quello dell'industria editoriale e dei mass media. La seconda è caratterizzata dall'enfasi sulla alfabetizzazione e sul bisogno di emancipazione culturale, dalla contiguità con il sistema scolastico, sia pure in forme eterodosse, dall'organizzazione familiare e collettiva. Tra queste due polarità si collocano i gruppi di lettura che si diffondono in Spagna alla fine degli anni Novanta: sono in gran parte costruiti intorno alla crescente rete delle biblioteche pubbliche, animata da una nuova leva di bibliotecari promotori di lettura, e cercano di coniugare radicamento popolare e attenzione al piacere del testo. La via italiana sembra vicina a questa impostazione, anche se ha accentuato il rapporto con i lettori forti come segmento decisivo anche per l'allargamento del mercato della lettura. Nella esperienza italiana i gruppi di lettura mi sembrano innanzitutto una piccola ma scintillante esplosione di libertà culturale. Per questo, in tempi bui, occorre averli molto cari.

C’è un sito o un libro che analizza la storia dei GdL?
Eh no, non c'è ancora (in Italia; la bibliografia anglosassone o spagnola, invece, è sterminata). Ci sono saggi e articoli, ma manca una riflessione più organica, di carattere storico e teorico. Noi ci stiamo lavorando, a partire dalle esperienze di Cologno e Cervia, e chi volesse collaborare è benvenuto (per mettersi in contatto ecco il mio indirizzo

Sulla base della sua esperienza, quali aspetti positivi riveste un GdL nel singolo cittadino e nel territorio? 
Direi: la emersione di un sommerso calpestato e offeso. Siamo così abituati a pensare la cultura come un bisogno di élite, come un lusso o un vezzo intellettuale, che non ci accorgiamo di una sorta di città parallela, come un calco rovesciato e contrario che si sovrappone alla città dei nonluoghi e dei centri commerciali. I gruppi di lettura hanno avuto il merito di far emergere la città che legge dentro e contro la città che produce e consuma. Ma il gruppo di lettura offre molte opportunità anche al singolo lettore o consumatore culturale, che viene sottratto  al suo isolamento e che può così incontrare i propri simili e contare di più, anche nella società. I gruppi di lettura nascono proprio come reazione di resistenza orgogliosa alla società del tre per due, all'analfabetismo subìto ed esibito, alla dittatura dell'ignoranza, come l'ha chiamata Giancarlo Majorino nel suo ultimo libro. Il gruppo di lettura parte dalla lettura individuale e solitaria del singolo lettore, che rimane il fulcro, e le offre una serie di valori aggiunti.

Quali aspetti negativi? 
Da gidiellista partigiano faccio fatico a trovarli ma sicuramente ci sono. Intanto sono negativi gli aspetti positivi se divengono totalizzanti: per esempio, se la estroversione diventa un nuovo modello culturale, che impone la lettura estensiva come unico comun denominatore. Si rischia di leggere per il gruppo come si legge per un talk show. Può essere negativa la tendenza a voler sempre rappresentare il "lettore comune", magari proprio per scrollarsi di dosso il fumo intellettuale. Così come può nuocere un eccesso di regole nella conduzione dei gruppi (questo è un rischio evidente nell'esperienza americana: si sprecano i decaloghi su come gestire un reading group e qualche volta finisce che nei gruppi di lettura si fa di tutto meno che leggere, e negli Usa il gruppo ha rischiato di diventare un nuovo obbligo sociale come la palestra o lo psicanalista, anzi esattamente una via di mezzo tra le due cose).

Dei GdL se ne parla sempre meno, la loro forza va scemando o si è istituzionalizzata? 
No, credo che siamo, almeno in Italia, ancora in una fase di sviluppo e quindi la crisi eventuale sia una febbre "di crescenza", come dicevano le nonne. L'istituzionalizzazione è avvenuta soprattutto da parte delle biblioteche, perché l'editoria, la scuola e il mercato si sono abbondantemente disinteressati del fenomeno. E le biblioteche sono istituzioni molto leggere, non credo abbiano né la voglia né la possibilità di "ingabbiare" un movimento. Piuttosto penso che i GdL abbiano bisogno di costruire momenti di unità e di raccordo, e che debbano evitare la estemporaneità e l'atomizzazione che a volte li hanno caratterizzati. Da questo punto di vista direi che la lunga marcia nelle istituzioni è appena cominciata.

Quale consiglio darebbe a chi come noi sta per iniziare quest'esperienza? 
Fare tesoro dell'esperienza altrui ma seguire soprattutto la propria vocazione e inclinazione. Ogni GdL deve essere come un atto di lettura, che non ha padroni né committenti.

Cos’è la lettura per lei? Resta ancora un “atto anarchico” di disubbidienza alle logiche dell’industria editoriale, come ha scritto nel Lettore a(r)mato o la portata di quest'atto si va neutralizzando? 
La lettura combatterà sempre per restare così, è il suo imprinting, ma ha molti nemici, che non sono certo le tecnologie in sé, ma l'uso della tecnologia come arma di distrazione e disinformazione di massa. Viviamo in una società che a parole celebra la lettura, si riempie la bocca e si lecca i baffi con una lettura che viene poi nei fatti sistematicamente ostacolata. La città non è a misura di lettore, governi e comuni fanno a gara a tagliare le spese culturali in nome della crescita  o della crisi, a seconda dei casi. Quando l'economia tira, la cultura non serve, perché bisogna investire nei famosi beni essenziali e cementificare la città. Quando c'è la crisi, si cala la mannaia senza più alcuno scrupolo: non c'è trippa per gatti, "abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi". Ha ragione Altan, che risponde "Peggio: abbiamo addirittura vissuto". E' questo che non si perdona ai lettori.
Chi legge è pericoloso oggi più che mai. Se si parla di crescita, il lettore si domanda: crescita di che cosa? delle autostrade, dei caseggiati, dell'inquinamento, delle diseguaglianze? Se si parla di crisi si domanda: e da dove viene questa "crisi"? Non sarà che possiamo usare etimologicamente la crisi per fare critica? Per questo chi legge non sarà mai neutrale né indifferente.

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6 commenti:

L'isola degli asini ha detto...

Che questo colloquio con luca ferrieri ci proietti al di là del nostro ombelico dove la lettura è un atto di disubbidienza e la comunità dei lettori l'"emersione di sommerso calpestato e offeso", con quest'aggettivo offeso che ricorda pavese annotare col sangue nel suo diario "la letteratura è una difesa contro le offese della vita".

Paolo Sottile ha detto...

Ho letto con attenzione l'intervista a Ferrieri, e dopo un'accurata analisi mi son permesso di farne una sintesi unendone le parti che ho ritenuto più significative in un unico testo molto più sintetico. Lo scopo di tale sintesi è: sia quello di offrire al lettore più epidermico una sintesi di tale esaustiva intervista, sia quello di esprimere con le parole di Ferrieri quanto avevo da dire a riguardo.
In generale, potremmo dire che l'esigenza più importante è quella di difendere e valorizzare la lettura come atto sociale, conviviale e indipendente.
Nella esperienza italiana i gruppi di lettura mi sembrano innanzitutto una piccola ma scintillante esplosione di libertà culturale. Per questo, in tempi bui, occorre averli molto cari.
Siamo così abituati a pensare la cultura come un bisogno di élite, come un lusso o un vezzo intellettuale, che non ci accorgiamo di una sorta di città parallela, come un calco rovesciato e contrario che si sovrappone alla città dei nonluoghi e dei centri commerciali. I gruppi di lettura hanno avuto il merito di far emergere la città che legge dentro e contro la città che produce e consuma.
Sono negativi gli aspetti positivi se divengono totalizzanti. Si rischia di leggere per il gruppo come si legge per un talk show. Può nuocere un eccesso di regole nella conduzione dei gruppi.
Penso che i GdL abbiano bisogno di costruire momenti di unità e di raccordo, e che debbano evitare la estemporaneità e l'atomizzazione che a volte li hanno caratterizzati.
La lettura combatterà sempre per restare così (cioè un “atto anarchico” di disubbidienza alle logiche dell’industria editoriale), è il suo imprinting, ma ha molti nemici, che non sono certo le tecnologie in sé, ma l'uso della tecnologia come arma di distrazione e disinformazione di massa.
Chi legge è pericoloso oggi più che mai.
Aggiungo una mia personale opinione riguardo il nascente o nato (ma in attesa di battesimo),decidete voi, Gdl.
Il mio auspicio è quello innanzitutto di riuscire a coinvolgere il maggior numero di persone (solo questo sarebbe già un bel traguardo), in modo da formare fin da subito un gruppo il più possibile corposo ed eterogeneo da tutti i punti di vista. In secondo luogo, ma non per questo di irrilevante importanza, me lo immagino, non come un semplice salotto composto da un ipnotico oratore che parla dinanzi una folla di ammaliati auditori, ma piuttosto come una cerchia d'amici che butta giù dentro un calderone fumeggiante, le idee più disparate, o meglio ancora un manipolo di aspiranti illusionisti in grado da tirar fuori dal cilindro un‘incommensurabile scia di idee, proposte, progetti, che coinvolgano la pluralità e che non si limitano a saziare effimeramente quell'insaziabile voglia di sapere, di confronto, che dimora nella maggior parte di noi. Nello stesso tempo spero, che riusciremo a formare un drappello di soldati, pronti a difendere ovunque e comunque la bandiera della "anti dittatura dell'ignoranza".
Che altro dire, chi vivrà vedrà …

Antonio Albanese ha detto...

secondo me questo colloquio ci fa capire come l'Italia sia una merda e come in questo paese vadino avanti solo i cretini e non quelli che tentano di far entrare un po' di cultura nei nostri cervelli. Questa è un ottima iniziativa continua così.

Ornella ha detto...

vi siete poi incontrati?...ciò che vorrei da un gdl è convivialità,partecipazione attiva,restituzione dei significati delle parole,un uso della parola come potere formativo e informativo e non la parola che soggioghi,confonda,soprassieda,inganni, mi piacerebbe trovare la potenza rivelatrice della parola e del pensiero,mi piace l'idea di coinvolgere le scuole e perchè no anche le casalinghe, l'atto rivoluzionario è tale anche per la gente che si riesce a raccordare e per come esce fuori dalla sala lettura,come far diventare la letteratura un atto sociale?

Anonimo ha detto...

eccomi nuovamente dopo giorni di assenza....dunque, un commento sull'intervista a Ferrieri...mi colpiscono i rischi (secondo me molto pericolosi) di ingabbiare il gruppo in un sistema predefinito e preordinato, regalato da leggi ferree dalle quali non si può prescindere; e soprattutto il rischio che tutto ciò che esiste al di fuori di esso non possa né confluire né sia accettabile. Insomma, più che tendere a "comprendere" in sé il lettore comune, dovrebbe mirare ad avere "il lettore", non intendendo nell'articolo "il" la forma più eccelsa (se mai ne esista una), ma piuttosto le tipologie più varie del genere. Non so se ho reso l'idea, spero di sì...
Insomma, cimentiamoci e proviamo!

L'isola degli asini ha detto...

L’isola degli asini,
note al margine:

CONSIGLI DA CONDIVIDERE

1. non rischiare di leggere per il gruppo come si legge per un talk show;
2. non rappresentare il "lettore comune”;
3. eccesso di regole nella conduzione dei gruppi.

Quindi, ribadire l’idea di base della lettura condivisa con la variante dell’errare per la provincia, non pensare ai libri per la gente, il popolo, il paese e via dicendo e instituire il senso di responsabilità individuale.

ATTO DI LETTURA

Sintesi perfetta dei GdL.

LUOGO NON COMUNE

Mi piace l’idea latente di questa intervista di un’azione eversiva da parte dei GdL legata ai luoghi. Un incentivo al consumo dei libri dal basso.

Saluti,
Salvatore D'Agostino

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