sabato 13 agosto 2016

Contro la musica

di Orazio Crispo

1.
Finalmente ho capito, dopo tanti anni, la conclusione di un piccolo saggio di Manlio Sgalambro intitolato Contro la musica.
L’ho capito riflettendo tra me e me dopo l’incontro asinino, assise divenuta ormai ciclica e cardinale, ma sempre foriera di epifanie letterarie e amicali. 

Scriveva Sgalambro nella chiosa del suo pamphlet: “Chi ascolta veramente, ascolta l’ascolto. Chi ascolta veramente, ascolta la fine del mondo”.
Mi chiedevo cosa potesse mai rappresentare questa ipotetica fine del mondo.
Forse questa sparizione del mondo non è la fine del genere umano deflagrato al tramonto ma la fine dei concetti e dei pre-concetti sul mondo e sulle cose.
È la messa in discussione delle proprie visioni, la dissoluzione dei punti di vista assoluti…

2.
C’è sempre qualcosa di entusiasmante negli incontri dell’Isola: l’ascolto attento delle opinioni degli altri e la messa in discussione delle proprie. Ogni incontro rappresenta la “fine del mondo” assolutistico e personale, chiuso e senza possibilità di intervento.

Questa inversione del solipsismo può avvenire proprio perché siamo toccati dalla Grazia dell’ascolto, quella musica celeste innescata dalle idee dell’altro e dall'essere coinvolti in un processo dinamico e aperto. 

3.
All'inizio pensavo alla “Colazione dei campioni” di Kurt Vonnegut come ad un libro effimero e in fin dei conti inutile. Poi ho capito. Ho capito ascoltando gli interventi degli altri. Ho capito che avrei dovuto modificare qualcosa nella mia posizione di critico lettore annoiato dalla sarabanda vonneguttiana.
In tanto spreco di velleità post-umane, nelle catechesi di plastica delle suburberie americane (specchio di tutto l’occidente mondo), in tanti fanta-aneddoti di una improbabile civiltà robotteggiante, lo scrittore nascondeva una richiesta lancinante, un grido, forse una laica implorazione.

4.
Così è avvenuto che in una buia estraniante acropoli, tra venti che impedivano alle candele di fare luce, chiusi in giacche di fortuna e con le spalle strette per il freddo agostano, rintanati nelle grotte del castello di Assoro come sopravvissuti alla catastrofe post-tecnologica, ubbidivamo al dettato dello scrittore scampato dal mattatoio dell’umanità.

Sopravvivevamo raccontando.






5.
Qualunque cosa succeda nello sconfinato periferico oppure nel chiuso perimetro, per favore, qualunque cosa succeda RIMANIAMO UMANI!


Segnala

2 commenti:

Salvatore D'Agostino ha detto...

Ai confini dei libri centinaia di altri mondi.

Rosa ha detto...

Grazie Orazio per questo commento a suggello dell'incontro

Articoli inerenti