martedì 3 settembre 2013

La lettura è pop: Pianissimo e L'isola degli asini in viaggio

di Rosa Salamone

Arriviamo a Cerami che sono le nove appena. Le immagini che tappezzano il paese ci raccontano di uomini albero portare in processione alte bandiere di alloro. Ecco spiegata l’aria sonnolenta che qui si respira: Cerami è un paese addormentato dopo la festa di San Sebastiano che ieri avrà inebriato i sensi di mortaretti e musica, di luci e zucchero filato, ingredienti immancabili in ogni festa religiosa che si rispetti. Di San Sebastiano e dell’alloro chiediamo ad un gruppo di uomini, solo uomini a quest’ora, "simu siciliani, ma stì cosi nun li sapimu", è la risposta.









Qui abbiamo il nostro primo appuntamento con Filippo Nicosia che pianissimo sta arrivando su un furgoncino d’epoca carico di libri che viaggia alla bellezza di 35/40 chilometri all'ora. Quando arriva è come conoscerlo da sempre. Magro, capelli arruffati, gesticola, tira su i calzoni larghi, avrò perso qualche chilo dice, e parla di tutto: dalla lettura che è pop a Mimmo Cuticchio che è avanguardia. Con lui Anna McAndrew, un cucciolo di donna: 21 anni, 45 chili e molti viaggi alle spalle.

Filippo dovrebbe esporre libri, leggerli ad alta voce e contagiare di lettura qualcuno, ma tra una chiacchiera e un caffè e un’intervista radiofonica e l’attesa dell’arrivo dei fratelli, Nicola e Francesco, che lo stanno aiutando in quest’avventura, il tempo è volato via. Ci mettiamo in viaggio allora per quella che sarà la tappa successiva di questo odierno andare nell'entroterra siciliano, Troina.

Troina è un paese arroccato su un colle a 1120 metri, il furgoncino di Filippo pare tarato per queste viuzze strette e pendenti che attraversiamo fino ad arrivare al cuore storico del paese, piazza Conte Ruggero che si affaccia sui monti Nebrodi e l’Etna. Qui i fratelli Nicosia, con una precisione dei gesti, montano il palchetto pieno di libri, "siamo veloci come operai della Ferrari" dicono con una punta d’orgoglio, mentre giovani, facce curiose e aperte come la piazza, si avvicinano e fermano. Filippo prende un libro, La piazza del diamante di Mercé Rodoreda, lo apre e legge ad alta voce. Per parecchi minuti la piazza è sole a mezzogiorno, accrocchio di giovani in ascolto, voce che legge e ci fa ritornare bambini al tempo delle fiabe raccontate prima di addormentarsi e vorresti dire, come allora, ancora! ancora!

Ma si è fatta ora di pranzo e, guidati da questo gruppo di giovani, si va nella stanza del trentunenne neosindaco che ha messo a nostra disposizione. Arrivano lasagne, cotolette, insalata, un pranzo domenicale, anche se domenica non è, cucinatoci da una mamma che ha lavorato nell'ombra  Esiste la gratuità ed è donna. Esiste la tanto declamata ospitalità dei siciliani ed è nei piccoli gesti di giovani che apparecchiano nella stanza del sindaco e fanno baldoria ma non troppo per poi pulire a fine pranzo e scutulari la tovaglia da un balcone dove campeggia la scritta No Muos. Il dopo è un caffè, una pennichella in piazza e all'ombra, un parlare seduti a terra e in cerchio. 

Ricaricati da strette di mano, è stato un piacere conoscervi e grazie dell’ospitalità, si parte. Si parte verso Gagliano, terza tappa delle quattro previste, a parlare di libri e leggerli e condividerli. Si parte, o almeno si dovrebbe, dopo pochi chilometri il furgoncino di Filippo fa i capricci e si ferma, per fortuna è solo un bisogno d’acqua nel motore che si surriscalda. Nella pausa forzata, Anna, il cucciolo di donna, tira fuori l’ukulele, una piccola chitarra a quattro corde, tira fuori una voce incantatrice e canta. Intorno aria fresca, il giallo dei campi, speroni di roccia riparo di antichi cavernicoli.

Raggiungiamo Gagliano in ritardo ed è festa nel paese, il primo giorno di festa del santo patrono, San Cataldo. Bande provenienti da paesi diversi sfilano per le vie del centro, suonano e ci bloccano il passaggio, davanti ai santi non c’è libro che tenga. A piedi portiamo Filippo nel luogo dove avrebbe dovuto posteggiare il suo furgoncino carico di libri, un luogo storico, il balcone dal quale Enrico Mattei, il presidente dell’ENI, tenne il suo ultimo discorso per celebrare l’inizio dell’attività di estrazione del gas.

Era il 27 ottobre 1962, Mattei aveva acceso l’entusiasmo dei gaglianesi promettendo loro il lavoro, dopo poche ore sarebbe morto nel volo di rientro a Milano, morte con lui le speranze di lavoro in Sicilia, ancora oggi terra di emigrati. Ce la ripetiamo questa storia perché nun ni po’ paciri, non ci diamo pace che sia potuto succedere. Dallo stesso balcone oggi anziani affacciati per il passaggio delle bande musicali. Dalla parte opposta in lontananza il castello di Gagliano uno sperone di roccia in cui sono incavate mura, spelonche, torri, "è il castello errante di Howl!", esclama Filippo, "Miyazaki allo stato puro". È andata così a Gagliano: né un libro aperto né un lettore incontrato, ma avevamo messo in conto l’imprevisto. Non c’è nulla di strutturato nell'organizzazione di queste quattro tappe, è un’andare anarchico e vagabondo dove tutto può succedere: dal sindaco che ti apre le porte del municipio al santo che ti chiude la strada; dai vecchi affacciati al balcone da cui parlò Mattei ai giovani che scutolano la tovaglia dal balcone del sindaco; e non c’è un giusto o sbagliato, c’è solo un accadere di eventi. Ritorniamo sui nostri passi alle macchine per raggiungere l'ultima tappa, Nicosia.

Nicosia è lombarda. Qui, tra le tante dominazioni, quella lombarda ha lasciato una traccia nel dialetto nicosiano, lontano anni luce dal tradizionale dialetto siculo. Qui non feste religiose, ma comitati di protesta contro la chiusura del tribunale che da settembre sarà accorpato a quello di Enna. Gruppi di cittadini stanno seduti sulle scale del tribunale, nonostante sia sera, nonostante sia un giovedì come tanti, la protesta e la rabbia di chi perde il lavoro non conosce ora del giorno né della settimana. Ci sistemiamo con il banchetto di libri, il furgoncino d’epoca e le sedie portate da casa in un angolo che sfiora il passìo dei giovani. Ci raggiungono gli altri lettori dell’isola degli asini e ha inizio il nostro incontro.

Si parla del libro di Fabio Stassi, L’ultimo ballo di Charlot, un libro che come un fiume ha un corso d’acqua principale, la storia verosimile di Charlie Chaplin e del suo on the road in America, ma che poi si dirama in tanti rivoli e riflessioni: la nascita del cinema e le diatribe in fatto di copyright, il dialogo con la morte, l’America degli inizi del ventesimo secolo terra interraziale ma razzista, la riflessione sul destino, sulla comicità, sulla fine del circo, sull'ereditare, sull'imperfezione,  sul tempo, sul desiderio. E ognuno ferma un’immagine, un momento della storia, alcuni brani vengono letti ad alta voce da Filippo. Qualche passante curioso si ferma e ascolta e chiede mentre Anna, acquerelli in mano, schizza disegni con talento e naturalezza. Finiamo il dire ma non vorremmo mai finire, il libro pare inesauribile e dal libro si passa al cibo, si suona qualche ritmo, si beve. Inesorabile arriva il momento dei saluti, strette di mano, buona strada e vita.

Finisce così il nostro errare nell'entroterra siciliano tra santi, piazze, bande, giovani, libri, divieti, proteste. Finisce con la stessa malinconica leggerezza di Charlot, vagabondo e sempre un sorriso.

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5 commenti:

rem ha detto...

un bel viaggio, donchisciottesco, con tanto di ronzinante che arranca e fa le bizze per la sete.
Prossima tappa?

Rosa ha detto...

sì, davvero un viaggio avventuroso fu, con omissioni che lo renderebbero ancora più donchisciottesco, come scrivi tu. prossima tappa calascibetta con il libro l'arte della gioia, speriamo valga una lettura

Salvatore D'Agostino ha detto...

Rem,
abbiamo omesso: non strade, migliaia di buche, strade sbagliate, vigili urbani, una multa annullata, telefonate incrociate per improbabili autorizzazioni dell’ultimo momento, bande, Majorettes, gruppi folkloristici del tempo che fu, una giornalista della Repubblica, un chiosco, molti caffè, qualche birra, banchetto abusivo a Nicosia, curiosi passivi con l’arte del curtigghiù, rompiballe, mangiare per strada e tanto altro.

Perfetto il paragone con Don Chisciotte, Leggiù ovvero il furgone ronzinante di Filippo Nicosia, è stato affiancato da uno scecco e dal suo bislacco scudiero Sancio Panza, nell’ingenua speranza che alla fine del viaggio Don Chisciotte mantenga la promessa di lasciare, a Sancio Panza, il governo di un'isola e un castello.

Saluti,
Salvatore D’Agostino

Rosa ha detto...

Salvatore, attento perché di metafora si muore, hai/abbiamo già il governo di un'isola ed è degli asini, accontentati ;-)

Salvatore D'Agostino ha detto...

Rosa,
l'errare nella provincia di Enna ci regala tanti castelli.

Non credi?

S

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