domenica 28 aprile 2013

Quando Teresa s'arrabbiò con Dio a San Giorgio

di Giovanna Di Vita

Il cielo quasi totalmente privo di nuvole, un cane erratico che si avvicina attratto da odori e voci che ha solo bisogno di compagnia, il vino e la magia di un libro difficile, ma che rapisce...


È difficile il libro di Alejandro Jodorowsky “Quando Teresa si arrabbiò con Dio” e inizia proprio con l’immagine forte di una donna disperata e calva che non riesce a sopportare il dolore della perdita di un figlio e, per questo, maledice Dio. Ha il sapore dell’eresia questo esordio, ma non per Jodorowsky che riconosce il potere liberatorio dell’arte anche con quegli eccessi figurativi che scatenano forti reazioni emotive in chi legge i suoi romanzi o assiste alle sue performances.
La storia è incentrata sul tema della spiritualità e intrisa di quella “psicomagia” che caratterizza, prima ancora delle sue opere, la sua stessa vita; è un’arte, la “psicomagia”, che egli stesso elabora, legata alla capacità dell’uomo di auto-guarirsi o di accettare la malattia, dove per “malattia” si intenda anche sofferenza e dolore spirituale; il gesto psicomagico è, infatti, un gesto catartico finalizzato ad essere costruttivo e a generare un cambiamento, un miglioramento delle condizioni di chi lo compie.

Il libro si presenta come se fosse una saga della sua famiglia, anzi della famiglia paterna e di quella materna, ma in realtà è soltanto il racconto delle vicissitudini che conducono all'incontro di suo padre e di sua madre e del suo concepimento che lui steso ha dovuto ‘forzare’ per far sì che avvenisse. C’è un capovolgimento temporale in tutto questo, come se il viaggio a ritroso fosse finalizzato al presente, come se il passato dipendesse dal presente e non viceversa.

Bisogna attraversare, quindi, tre, quattro generazioni perché si compia la catarsi, intrecciare le storie dei personaggi con la storia, incontrare figure come lo spirito erratico del Rabbi o l’anarchico inventore di mestieri, il domatore di nei, o ancora l’uomo/scimmia primo in sensibilità e bellezza…

Se a tutto questo poi aggiungiamo che tra di noi c’era anche chi Jodorowsky lo ha conosciuto davvero, possiamo dire che abbiamo avuto gli ingredienti necessari per una bella condivisione...abbiamo nutrito lo spirito e anche il corpo…a tarallucci e vino!



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