lunedì 9 luglio 2012

Un giorno questo dolore "ci" sarà utile?

di Filippo Romano

Serata piacevole e a tratti surreale quella di venerdì sera a Nissoria in piazza Europa, una vera piazza, animata e resa viva dalla presenza umana, gente di età diversa, poco importa se e quanto interessata al gruppo dei lettori erranti sediamuniti. Che poi muniti di sedia è una parola grossa visto che in tutti gli incontri a cui ho partecipato non mi sono mai degnato di procurarmi neppure un cuscino. Ma questo in fondo è un problema del sottoscritto che al più presto sarà risolto. Giuro!
Leggera brezzolina, dopo una giornata di asfissiante calura estiva a rinfrescare corpo e mente a un tempo. E tutto per parlare di James Sveck, il diciottenne newyorkese, protagonista di Un giorno questo dolore ti sarà utile, di Peter Cameron, romanzo che mi ha attirato a causa di -forse sarebbe più logico dire grazie a- un titolo che pare una sentenza definitiva ed implacabile. Quale dolore può essere utile? E poi, a dirla tutta, è una necessità incontrovertibile che il dolore sia utile? Spesso la sofferenza ci fa crescere, ci porta alla conoscenza, ci fa maturare, ma alla fine può anche renderci peggiori. Anche di questo s'è parlato.

Ma soprattutto s'è parlato di James Sveck, diciottene newyorkese di famiglia benestante, amante della lettura, colto, ben al di sopra alla media dei suoi coetanei, maniacale nel ricercare e selezionare i termini più adatti durante i rari dialoghi che ha con gli altri. Con queste premesse James non può che essere votato all'isolamento, forse sarebbe meglio dire alla ricerca di una vita solitaria. Fatto poi non secondario: non ha la benché minima intenzione di continuare l'università, deludendo così le aspettative dei genitori. In più è gay, o come lui stesso dice, un "gay teorico, potenziale".

James sta crescendo in modo completamente diverso dai suoi coetanei con cui non lega e che lo vedono come un alieno. Animo profondo e anticonformista, James vede negli adulti delle persone spesso immature con cui non vale neppure la pena di intavolare discorsi di una certa profondità. Solo con Nanette, la nonna, il ragazzo riesce a tessere un ordito prezioso di sentimenti e parole autentiche. In fondo James vuole solo questo, l'autenticità nei rapporti. Cosa che egli non può trovare nella sua famiglia: il padre sembra essere ossessionato dalle sue borse sotto gli occhi tanto da volersi sottoporre a "un trattamento estetico mirato" che lascia a dir poco perplesso il ragazzo; la madre ha appena lasciato il suo neo-marito anticipando il rientro della luna di miele, mandando a rotoli il suo terzo matrimonio. Di una sola cosa James sembra essere sicuro, di non seguire le orme di questi adulti, che solo apparentemente si interessano al suo disagio. I genitori lo affidano infatti ad una psicoterapeuta a cui James racconterà aneddoti della primavera precedente, in cui ha manifestato il suo forte disagio con gesti sconsiderati.

Questo, in estrema sintesi, ci racconta di sé James Sveck, un ragazzo non disadattato, ma che fa del silenzio e della solitudine una fortezza eretta a difesa dall'ovvietà, dalla banalità, dal conformismo.

Ma c'è ancora una piccola chicca della serata che merita di essere raccontata: una ragazza avrà avuto la stessa età del protagonista del nostro romanzo che, seppure a distanza, non ha resistito alla tentazione di ascoltarci. Ora mi piace immaginarla mentre sfoglia le pagine del romanzo, o di qualsiasi altro romanzo, a porsi domande e, mi auguro, a trovare risposte, perché queste si cercano a ogni età, e spesso amano nascondersi fra le pagine di un libro.

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2 commenti:

Salvatore D'Agostino ha detto...

Filippo,
non avevo riflettuto sulla modalità di ribellione di James Sveck poiché distratto dal suo apparente misoneismo quasi da snob reazionario che mi aveva allontanato dalla sua veemente protesta: il silenzio solitario contro la caciara della massa.

Saluti,
Salvatore D’Agostino

Rosa Salamone ha detto...

Questo incontro più degli altri ha avuto un contorno chiassoso e festoso per quella piazza che tu dici vera, ma anche presenze vicine, i tre curiosi, e lontane, la ragazza a un tiro di schioppo, che l'hanno reso unico e irripetibile

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