mercoledì 6 aprile 2011

Nino Ucchino e il monumento all'asino itinerante

di Rosa Salamone

Scardino le trame degli incontri che la quotidianità avara ci ficca sotto il naso navigando su internet dove trovo, tra gli altri, Nino Ucchino, scultore messinese e il suo monumento all'asino itinerante che è più di una coincidenza d'intenti con il GdL l'isoladegliasini per via di quell'asino, per via di quell'erranza, e che merita quindi una visita come un parente lontano, in fondo sono solo due ore di strada che si lascia l'entroterra alle spalle, incontra lo stupore del mare ionio a destra e a sinistra l'Etna, maestosa matrona, che sfoggia un look primaverile audace di cime innevate su nera cenere nera.

Tra paesi, curve, bandiere italiane che sventolano un'unica certezza, oggi fa caldo, ecco, quasi in disparte rispetto al paese di Savoca, il museo laboratorio di Nino Ucchino, stretta di mano con occhiali da sole, sigaro spento in bocca, lineamenti rudi che pare il Califano della scultura, ci parla dei suoi progetti futuri, un monumento in quel di Gibellina terra di ricostruzione e miseria, dei suoi lavori passati che stanno sotto i nostri occhi e che hanno tutti un minimo comune denominatore l'acciaio inox che mi fa pensare a tutto il pentolame che si annida nelle cucine e al ribaltamento di uso che ne fa quest'uomo, ribaltamento che sa di ingegno, fatica e durata.

Si fa guardare e camminare il museo mentre Nino Ucchino ci dice: 
«L'asino è tecnologia, mangia poco, sopporta la fatica, il caldo e il freddo». Pausa di sguardi. «L'uomo si è evoluto grazie all'asino, l'asino è il progresso». Ogni frase è un din nel salvadanaio dei ricordi. E finalmente lo vediamo questo monumento all'asino itinerante che è un ossimoro vivente, a differenza di un monumento fermo su se stesso questo viaggia, a differenza di un monumento per natura maestoso questo rappresenta un asino, una pura bestia.


Lui è a dorso in giù con sulle zampe una piramide di fatica, la fatica del suo lavoro, e abbaglia, sarà il materiale, emana luce, sarà il caldo di oggi, parla con le parole dette da Josè Saramago davanti a questo stesso asino:

«Dopo tanti monumenti a certi uomini che sono stati "asini" un monumento all'asino che è stato un vero "uomo"».

Da asini prendiamo la via del ritorno.




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4 commenti:

Paolo Sottile ha detto...

Non posso non rimanere a bocca aperta dinanzi alla tua pittoresca illustrazione di questa apperentemente banale (ma sicuramente profonda di significato e simbologicamente ricca)gita fuori porta. M'è dispiaciuto non poter essere dei vostri, purtroppo ancora una volta il lavoro mi ha depredato del tempo spendibile per qualcosa di altrettando proficuo. Da quando faccio parte dell'isola degli asini ho riscoperto tale figura, fino ad ora vista semplicemente come una bestia se pur testarda votata ad essere sfruttata per la sua incommensurabile forza lavoro.
Mi son soffermato persino sul suo nome, ed ho scoperto che a mio avviso sarebbe l'ossimoro per antonomasia, difatti dividendo per sillabe si ottiene a-si-no, basta togliere la "a" e ci rimane per quel "si" e "no", che mi rimanda all'imagine del padrone padrone che si sforza invanamente ti tirare le redine dell'asino per farlo camminare e che assiste inerme dinanzi al testardo rifiuto della bestia che non ne vuole sapere di camminare.
Ciò m'ha portato a pensare che forze dovremmo prendere esempio da questo splendido animale, e sforzarci di essere più testardi, ribellandoci inflessibilmente ai tentativi dei padroni che voglioni renderci sempre più succubi del loro potere e delle loro subdole manipolazioni.
E' fantastico riscoprire come l'animale che fin'ora vedevo come schiavo della volontà del suo padrone, da oggi risulta ai miei occhi come l'esempio emblematico della ribellione, utile oggi più che mai per evitare un fin troppo evidente declino della scoietà.
Spero e soprattutto credo, che con l'isola degli asini riusciremmo ad apportare un contributo non indefferente ad una rinascita culturale, sociale e civile dal punto di vista locale e non solo.
Sono certo che le risorse non mancano, basta solo raggrupparle facendo si di trarne il massimo profitto. Sarà forse utopico?
Forse, ma penso che coltivare dei sogni, in una società che s sforza strenuamente di sopprimerli sul nascere, sia un grande atto di coraggio.
Grazie isola degli asini!

Salvatore D'Agostino ha detto...

Paolo,
che bello il tuo commento.
Una piccola nota a questa tua frase: «Da quando faccio parte dell'isola degli asini».
Io direi che tu sei ‘l’isola degli asini’ o meglio la ‘Comunità dei lettori erranti’.
Poiché non è richiesta nessuna tessera (e quindi appartenenza) ma solo empatia e spirito d’intenti condivisi nella diversità.

A proposito di a si no.
Durante i nostri viaggi per la Sicilia (io, Rosi e Tano) ci siamo inventati (da verificare l’originalità) un gioco di parole.
Trovare delle parole che finivano con SINO e formare una frase di senso compiuto.

Ad esempio:
ASINO
Ah! Si, No= Frase di un tipo sicuro :-)
(la h essendo una consonante muta si può aggiungere)

MARCHESINO
MARCHE SI, NO= Incertezza geografica

CINESINO
CINE SI, NO = Il classico delirante sabato sera

SORRISINO
SORRI SI, NO= Incertezza italianizzata per un misfatto

Savoca merita una gita tra amici allegri.

Saluti,
Salvatore D’Agostino

Angela ha detto...

Bel paragone!! Mi piace Paolo :)

L'isola degli asini ha detto...

Ci scrive Ucchino che ringrazio:
Cara rosi,
Solo oggi ho guardato la posta e vi ringrazio per le belle parole espresse nei riguardi della mia opera. Ottima l'idea grafica della sicilia con le orecchie d'asino.
Spero di farvi avere un libro a riguardo che ho pubblicato diversi anni fa.
A presto
Nino Ucchino

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