Se è vero che ogni lettura rimanda ad altre letture anche in questo caso nel rileggere il romanzo di Tolstoj, la figura di Ivan mi ha riportato alla mente Z. il protagonista del romanzo “La sorella” di S. Marai.
Entrambi i personaggi infatti, subiscono una metamorfosi forzata, e l’irrompere della malattia sarà per loro occasione di “inversione” (non mi piace parlare di redenzione, termine troppo connotato di religiosità).
Così nel bel mezzo del cammin di loro vita, una vita vissuta alla ricerca del decoro (termine che ritorna più volte) secondo le regole della buona società, insomma una vita di finzione, interviene la malattia a ricordar loro che ciò di cui si erano nutriti e che avevano costruito, altro non era che un imbroglio.
“….un enorme imbroglio che gli nascondeva la vita e la morte.”
E dunque Ivan dove si colloca? In questa vacatio, tra la vita e la morte capisce che non aveva vissuto ma era stato vissuto, questo vuoto di senso è l’horror vacui che prova anche Z. il pianista.