martedì 20 maggio 2014

Dalla città di K. al continente K

di Rosa Salamone

Continente K è un film documentario realizzato nel 1998 dal regista e giornalista svizzero, Eric Bergkraut, sulla scrittrice ungherese Ágota Kristóf, autrice, tra l'altro, della Trilogia della città di K., libro che abbiamo letto e discusso in uno dei nostri incontri tra piazze e sedie.

Il film racconta il viaggio di ritorno della scrittrice nella città della sua infanzia a Koszeg, dove ritrova i suoi due fratelli, l'amica che l'ha aiutata a fuggire dall'Ungheria invasa dalle truppe sovietiche nel 1956 e i luoghi e i volti a lei familiari e cari. 

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venerdì 16 maggio 2014

Pif: "Al mio tre, conferenza!"

di Rosa Salamone

Circola, da domenica 9 marzo, uno spot di cui Pif è testimonial che fotografa un’Italia di cui poco si sa: l’Italia di chi non si barrica in casa, di chi non indossa pantofole, di chi non grugnisce, l’Italia di chi, con un gesto semplice e difficile ad un tempo, condivide con altri delle passioni usando le tecnologie (qui) #milionidipassioni. Un po’ come nel nostro caso: persone con la passione del leggere che poi si incontrano in un luogo pubblico e conversano del libro letto e condividono i postumi della sbornia da lettura, avendo prima buttato legna sul fuoco della discussione e del libro sulla pagina facebook e sul blog dell'isola degli asini.

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lunedì 5 maggio 2014

Da Vienna a Villadoro passando per un Doppio sogno

Con il Doppio sogno di Arthur Schnitzler a Vienna si va, non per danzare sulle note di un valzer né per godere del bel Danubio blu, così bello e blu, si va a Vienna per attraversare con Fridolin ed Augustine, i due protagonisti e coniugi del libro, i territori paludosi del desiderio e del tradimento. 

Il tema non è originale, la letteratura di ogni tempo e luogo ribolle di tradimenti: da Elena e Paride a Paolo e Francesca, da Emma Bovary ad Anna Karenina, per citare nomi noti su associazioni pigre; ma questo non è un tradimento qualunque perché avviene all'ombra o alla luce della rivoluzione psicoanalitica di Freud che ha indagato scientificamente ciò che Schnitzler ha espresso intuitivamente in campo letterario.

Da Vienna, voltando un centinaio di pagine e duemila chilometri circa, si arriva a Villadoro per conversare su tradimento e fedeltà, eros e thanatos, sogno e realtà, ordine e disordine, alienazione e riconoscimento, il tutto sediamuniti nella piazza Carlo Alberto di Villadoro.


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domenica 9 marzo 2014

Che il diavolo ce la mandi buona, la lettura



Gli inviti non sono tutti uguali, cambiano di volta in volta a seconda della persona che te li rivolge, a seconda del motivo dell'invito e dell'umore del momento. Questo invito alla lettura, reale non ideale, e alla condivisione dei postumi della lettura, reale non ideale, è assai inusuale: a rivolgerlo a noi misera schiatta di lettori è il diavolo in persona.

Lui che si aggira per Mosca con la sua combriccola di strambi aiutanti, un gatto parlante, un maggiordomo, un sicario, una bellissima strega, lui che è stato a cena con Kant a discutere delle prove dell'esistenza di Dio, lui che è stato accanto a Pilato quando si è lavato le mani, lui che predice destini di morte che puntualmente si avverano, insomma lui, uno dei protagonisti de "Il Maestro e Margherita" di Michail Bulgakov, si è preso la briga di invitarci, alla lettura. 

Che poi, a voler essere precisi, il diavolo è colui che formalmente ci invita, ma altri personaggi come matrioske, comprimari del diavolo nel romanzo, sgomitano per esser letti e vivere: Ponzio Pilato, il procuratore della Giudea, alle prese con il filosofo vagabondo Jeshua; il Maestro alle prese con un manoscritto rifiutato; Margherita alle prese con il suo amore per il Maestro. 

Ecco, di fronte a cotanto invito non ci si può tirare indietro né mandare tutto al diavolo. Di fronte a cotanto invito si raddrizza la schiena, una mano distesa lungo il corpo, l'altra aperta sulla fronte a dire con voce da squillo di tromba: "Obbedisco!" e che il diavolo ce la mandi buona, la lettura!

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mercoledì 5 marzo 2014

Il piccolo Arturo chiede a E.

di Giovanni Lanieri

Il piccolo Arturo chiede a E. di immaginarlo da grande per raccontarlo fanciullo.

In questo intreccio, in questo groviglio, il lettore è chiamato; non a decifrare un enigma ma ad assistere ad un risveglio. Gli è concesso semmai, al lettore, di rivivere il proprio sonno (sogno) di bambino, semmai ne conservi memoria; o a sognare il suo sonno di bambino, semmai ne senta il bisogno.

Ma ad Arturo ben poco interessa. Arturo lascia noi lettori da soli: non pretende di coinvolgerci nella propria esistenza, perché NON vuole essere a sua volta coinvolto nelle nostre.

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mercoledì 12 febbraio 2014

Una smisurata preghiera dal Perù alla Sicilia

di Rosa Salamone 

Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria si danno visioni di film decise all'ultimo momento, quando stacchi dal lavoro e vorresti liquefarti in un letto col tuo marchio speciale di speciale disperazione e invece no, sputi un al diavolo tra i denti ed entri nella sala d'un cinema d'antan, salvatosi dal macero della modernità, disobbediente alle leggi del branco. 


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domenica 26 gennaio 2014

I libri non invecchiano mai

L'isola di Arturo di Elsa Morante, libro scelto per il nostro prossimo incontro, non solo ha mantenuto giovane la sua pelle e storia (fu edito nel lontano 1957), ma giovane ha lo spirito, ruggisce ancora e graffia, re di una foresta delle lettere, per quell'iniziazione coatta e dolorosa del protagonista, Arturo Gerace, per quell'educazione sentimentale che ha il retrogusto di un incesto, per la mitizzazione della figura paterna e il rimpianto di un Eden perduto ossia il solo paradiso che c'è dato vivere: il "limbo" dell'infanzia.
Un narratore puro Elsa Morante, un affabulatore che edifica per il suo lettore un paesaggio di parole in cui sono miscelate con sapienza realtà e favola e lo invita ad abitarlo, attraversarlo. E noi si va e sta per questo mese in questi luoghi sapendo che leggere è un accidente, non è mai necessario, non rende migliori, ma è puro piacere scandito per noi lettori in due tempi: quello individuale della lettura personale e soggettiva, in cui si rumina la parola come i monastici del medioevo, e quello sociale della lettura condivisa e discussa, non sempre pacificamente, e con gli unici mezzi a nostra disposizione, la parola e la presenza.
L'invito suddetto è rivolto a tutti i potenziali lettori perché il gruppo è aperto, è errante, è carne che cresce come un bambino, nel dialogo.
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