mercoledì 12 febbraio 2014

Una smisurata preghiera dal Perù alla Sicilia

di Rosa Salamone 

Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria si danno visioni di film decise all'ultimo momento, quando stacchi dal lavoro e vorresti liquefarti in un letto col tuo marchio speciale di speciale disperazione e invece no, sputi un al diavolo tra i denti ed entri nella sala d'un cinema d'antan, salvatosi dal macero della modernità, disobbediente alle leggi del branco. 


Entri e ti accomodi a film iniziato quando una scossa ti attraversa lungo la schiena e non è freddo, è che ti ritrovi nelle Ande peruviane tra paesaggi incontaminati, camminati dai portatori di libri delle Biblioteche Rurali del Perù, biblioteche formate da un pugno di libri che una volta letti vengono scambiati tra villaggi e nello scambio c'è un cammino fatto di ore e ore in cui i libri sono caricati in spalla con un lungo scialle da donne nerborute e trasportati a piedi per le mulattiere andine a pochi passi dalle nuvole, in un vasto programma di eternità. Sono muli queste donne, niente li ferma, non la pioggia, non i fossati, non i monti che superano i tremila di altitudine. Muli ostinati ma saggi, sanno che leggere un libro non è solo immagazzinare conoscenza, leggere un libro è liberare saggezza. La stessa saggezza che fa fare chilometri e chilometri ad una bambina di nome Sonia dalla propria casa alla biblioteca rurale in attesa di un nuovo libro da leggere, lentamente, seguendo le parole col dito, una ad una, ad alta voce, al lume di una candela, per consegnare alla morte una goccia di splendore. Alla fine della proiezione, la scoperta del titolo del film: Libri e nuvole e del nome del regista: Pier Paolo Giarolo che, presente in sala, parla del documentario e della fatica di trovar fondi per girarlo e che, ai complimenti del pubblico entusiasta della fotografia, dei luoghi, delle storie, con una modestia smisurata fa spallucce. Non si fanno, a conclusione di questo dire, facili similitudini, però un pizzico di Isola degli asini nel film, vincitore del Festival del Cinema Italiano di Como, l'ho ritrovato: nell'essere camminatori e portatori di libri come una svista, come un'anomalia, come una distrazione, come un dovere.
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