domenica 9 marzo 2014

Che il diavolo ce la mandi buona, la lettura



Gli inviti non sono tutti uguali, cambiano di volta in volta a seconda della persona che te li rivolge, a seconda del motivo dell'invito e dell'umore del momento. Questo invito alla lettura, reale non ideale, e alla condivisione dei postumi della lettura, reale non ideale, è assai inusuale: a rivolgerlo a noi misera schiatta di lettori è il diavolo in persona.

Lui che si aggira per Mosca con la sua combriccola di strambi aiutanti, un gatto parlante, un maggiordomo, un sicario, una bellissima strega, lui che è stato a cena con Kant a discutere delle prove dell'esistenza di Dio, lui che è stato accanto a Pilato quando si è lavato le mani, lui che predice destini di morte che puntualmente si avverano, insomma lui, uno dei protagonisti de "Il Maestro e Margherita" di Michail Bulgakov, si è preso la briga di invitarci, alla lettura. 

Che poi, a voler essere precisi, il diavolo è colui che formalmente ci invita, ma altri personaggi come matrioske, comprimari del diavolo nel romanzo, sgomitano per esser letti e vivere: Ponzio Pilato, il procuratore della Giudea, alle prese con il filosofo vagabondo Jeshua; il Maestro alle prese con un manoscritto rifiutato; Margherita alle prese con il suo amore per il Maestro. 

Ecco, di fronte a cotanto invito non ci si può tirare indietro né mandare tutto al diavolo. Di fronte a cotanto invito si raddrizza la schiena, una mano distesa lungo il corpo, l'altra aperta sulla fronte a dire con voce da squillo di tromba: "Obbedisco!" e che il diavolo ce la mandi buona, la lettura!

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mercoledì 5 marzo 2014

Il piccolo Arturo chiede a E.

di Giovanni Lanieri

Il piccolo Arturo chiede a E. di immaginarlo da grande per raccontarlo fanciullo.

In questo intreccio, in questo groviglio, il lettore è chiamato; non a decifrare un enigma ma ad assistere ad un risveglio. Gli è concesso semmai, al lettore, di rivivere il proprio sonno (sogno) di bambino, semmai ne conservi memoria; o a sognare il suo sonno di bambino, semmai ne senta il bisogno.

Ma ad Arturo ben poco interessa. Arturo lascia noi lettori da soli: non pretende di coinvolgerci nella propria esistenza, perché NON vuole essere a sua volta coinvolto nelle nostre.

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mercoledì 12 febbraio 2014

Una smisurata preghiera dal Perù alla Sicilia

di Rosa Salamone 

Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria si danno visioni di film decise all'ultimo momento, quando stacchi dal lavoro e vorresti liquefarti in un letto col tuo marchio speciale di speciale disperazione e invece no, sputi un al diavolo tra i denti ed entri nella sala d'un cinema d'antan, salvatosi dal macero della modernità, disobbediente alle leggi del branco. 


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domenica 26 gennaio 2014

I libri non invecchiano mai

L'isola di Arturo di Elsa Morante, libro scelto per il nostro prossimo incontro, non solo ha mantenuto giovane la sua pelle e storia (fu edito nel lontano 1957), ma giovane ha lo spirito, ruggisce ancora e graffia, re di una foresta delle lettere, per quell'iniziazione coatta e dolorosa del protagonista, Arturo Gerace, per quell'educazione sentimentale che ha il retrogusto di un incesto, per la mitizzazione della figura paterna e il rimpianto di un Eden perduto ossia il solo paradiso che c'è dato vivere: il "limbo" dell'infanzia.
Un narratore puro Elsa Morante, un affabulatore che edifica per il suo lettore un paesaggio di parole in cui sono miscelate con sapienza realtà e favola e lo invita ad abitarlo, attraversarlo. E noi si va e sta per questo mese in questi luoghi sapendo che leggere è un accidente, non è mai necessario, non rende migliori, ma è puro piacere scandito per noi lettori in due tempi: quello individuale della lettura personale e soggettiva, in cui si rumina la parola come i monastici del medioevo, e quello sociale della lettura condivisa e discussa, non sempre pacificamente, e con gli unici mezzi a nostra disposizione, la parola e la presenza.
L'invito suddetto è rivolto a tutti i potenziali lettori perché il gruppo è aperto, è errante, è carne che cresce come un bambino, nel dialogo.
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domenica 24 novembre 2013

L'asino dell'abbecedario ha saputo insegnarmi a leggere

Chissà se aveva ragione Kafka quando implicitamente diceva che le metamorfosi arrivano di colpo: un secondo prima sei un commesso viaggiatore, uno dopo un mostruoso insetto che chiude il suo ciclo di esclusione dagli altri nell'animalità e nella morte. Quel che è certo è che le metamorfosi arrivano e non sempre sono controproducenti: noi come lettori siamo in viaggio e in metamorfosi continua grazie ai libri e all'incontro con gli altri, incontri e libri sempre più numerosi e non uno copia dell'altro. Come emblema di questa natura ibrida e mutante, non ci stanchiamo di ricordarlo, abbiamo scelto il Lucio dell'Asino d'oro di Apuleio che, da uomo, muta nell'animale più umile e cocciuto per eccellenza, l'asino, ed è proprio nella veste asinina che si fa esperto degli uomini.

Il manifesto ricorda quel che siamo, mutanti e lettori, in un'immagine di una bellezza perturbante che sembra cucita e urlata su misura per noi, in realtà è un'immagine di un giovane artista milanese, Maurizio L'Altrella, che gentilmente ci ha concesso. Il manifesto ricorda anche che il libro scelto per il prossimo incontro è Si riparano bambole di Antonio Pizzuto, scrittore sconosciuto ai più, definito il "Joyce italiano". Dicono sia un lungo flashback il suo libro con echi a tratti del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, a tratti del Fellini visionario e corale. Nell'attesa di leggerlo e di metterci in viaggio, scalcia per noi un verso di Jacques Prevert, a ricordarci che questo non è un asino: «l'asino dell'abbecedario ha saputo insegnarmi a leggere / a leggere davvero.»

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venerdì 22 novembre 2013

"Errare" humanum est

di Manuela Lanieri

In totale condivisione, circondati dalle caratteristiche "case al borgo", rinate dall'antico borgo medievale di "Sanctus Philippus de Monte Argyri", come ad attraversare dei gironi danteschi, passiamo dall'inconscio tuffo nel passato al crudo impatto dei luoghi e dei tempi che Lucas e Claus ci invitano a percorrere.


Case, vie, personaggi e avvenimenti tipici di una cittadina del nord est europeo nel pieno di una degradante guerra.
Storie grette, crude, giustificabili soltanto dallo spirito di sopravvivenza che inesorabilmente ci appartiene, a noi lettori come a chi è letto.
Ed è proprio nel pieno di tale racconto che imbocchiamo un'altra linea di pensiero, dove i nostri sempre più cari Lucas e Claus ci guidano, veniamo travolti dall'ignoto mondo delle turbe psichiche di chi, subendo un trauma, escogita i più svariati modi per mescolare la realtà con la fantasia, giustificato ancora una volta dalle reminiscenze del nostro spirito di sopravvivenza.
Infervorati da un dibattito che si prefigge di scoprire semmai esista una paradossale realtà di quanto appena pregustato, ci immergiamo nuovamente nell'ennesimo flusso di pensiero che ci porta a scoprire la varietà di giochi nella composizione strutturale del racconto, meravigliosamente amalgamati da una scrittura di grande tecnica.

Ed ecco, come sbucando fuori da un viaggio dentro l'altro, viene a svelarsi il reale cicerone della storia AGOTA.
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domenica 3 novembre 2013

Pino Manzella concentrato di vita per viandanti

di Rosa Salamone

Uso internet come un laboratorio per sperimentare nuove relazioni, quelle relazioni che spesso nei paesi sono la ratificazione del nulla, di conversazioni chiuse in un circuito che prevede salute-tempo-morti-nascite, non necessariamente in quest'ordine, e in cui parlare d'altro equivale, uso un'iperbole, ad uscire fuori pista, schiantarsi contro il dissenso, fino alla morte sociale. Internet, di contro, dà la possibilità di tessere relazioni che tra il virtuale e il reale non hanno di mezzo il mare, ma solo un rivolo d'acqua, pura o torbida, a seconda delle circostanze, facilmente attraversabile per entrare in storie e vite d'altri, non chiuse, non paesane, fertili.

Ero davanti al pc quando un'amica ha condiviso su fb un disegno che rappresentava al centro la sagoma acquerellata della sicilia con un asino dentro, a destra un testo dalla grafia minuta e indecifrabile, in calce un titolo, l'isola degli asini, lo stesso nome del gruppo di lettura pensato nel lontano 2007. Un nome e un'immagine per me originali e invece, eccomi qua, espropriata dal primato di chi dà nomi e si sente come il creatore che con il suo fiat lux fa essere le cose. Nell'arco di pochi giorni, più curiosa che delusa, cerco il nome dell'autore, trovandolo; un contatto virtuale dello stesso, trovando anche quello su fb; un contatto reale infine, cioè una visita, trovando anche quella. L'autore è Pino Manzella, è di Cinisi, il paese che, in una elementare associazione di idee, è Peppino Impastato, il Peppino filtrato per noi telestupefatti dal film di Marco Tullio Giordana che, con tutte le imprecisioni del caso, ha avuto il merito di far conoscere ai più la storia di Peppino e della sua ribellione ad un sistema mafioso usando l'arma affilata della satira capace, come poche, di mettere in ridicolo e sminuire l'intoccabilità dei mafiosi locali.

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