lunedì 4 aprile 2011

I libri in testa di Roma


Dal 2002 leggono per passione ad un pubblico di sconosciuti, sono I libri in testa di Roma.
Ringrazio Alessio, Elvio, Giuseppe, Michele, Nadia per la disponibilità. 




Quando nasce il vostro Gruppo di lettura e perché? 

Il gruppo non è un vero e proprio GdL, è nato alla fine del 2002, durante un incontro con alcuni partecipanti al vecchio newsgroup "it.cultura.libri". Volevamo organizzare qualcosa insieme, e abbiamo pensato a delle serate di letture ad alta voce. Ci siamo accordati con una libreria di Roma [libreria Croce] e abbiamo cominciato con delle letture a tema: sceglievamo via via un argomento e ognuno di noi preparava un paio di brevi letture. Poi abbiamo fatto serate dedicate a un solo libro, e negli ultimi tempi anche a un autore. La prossima serata, la n. 58, sarà dedicata a "L'uomo senza qualità" di Musil.
All'inizio eravamo otto, o meglio sette, perché l'ottavo era di Pistoia e in pratica non ha mai partecipato alle serate. Poi, col tempo, due persone, hanno abbandonato il gruppo e una si è aggiunta, così adesso siamo in sei. 


Perché avete un blog? Quale funzione ha per voi? E' una testimonianza, una finestra o altro? 

Forse più una finestra. L'abbiamo affiancato al sito web per poter inserire con maggiore facilità notizie e annunci sulle serate, ma anche post inseriti da qualcuno del gruppo su libri che ha letto. 

Sul vostro blog è possibile vedere dei video che riprendono le vostre serate e letture, dal nome suggestivo, gruppodiletturainuninterno. Perché questi video? Perché questo nome? 


Il tag "gruppodiletturainuninterno" è il titolo di quella serata, che è stata unica. Ci siamo riuniti in casa di uno di noi e abbiamo fatto più o meno quello che facciamo nelle letture pubbliche, con l'unica differenza che il pubblico era sostituito da una videocamera. È stato un esperimento unico, più che altro per il tempo che ci è voluto per elaborare i video; probabilmente siamo un po' pigri da questo punto di vista! 


Per lo scrittore argentino Alberto Manguel “la lettura è un atto individuale che va verso la società”, per voi cosa ha significato l’esperienza della lettura individuale e condivisa? 

|Alessio|
Verso la società, sì, ma a volte può essere uno scontro, l'espressione di un disagio sociale, la ricerca di altri percorsi. La lettura individuale è qualcosa di mistico che si espande all'interno. La lettura condivisa è una comunione con l'altro. Le due cose non si escludono a vicenda, possono convivere, sebbene con qualche scintilla.

|Elvio|
La lettura è comparsa nella mia vita da quando ho imparato a leggere. Era un vantaggio, una parola per difendersi ed evadere. Una pratica da opporre al mondo delle necessità e degli affari.
Una ribellione. “Un profondo silenzio a vivaci parole” direbbe Musil.


|Giuseppe|
In realtà credo che qualsiasi nostro atto individuale, compresa la lettura, vada "verso la società". Nel caso dei libri, poi, anche il lettore più misantropo e solitario non disdegna i rapporti sociali, se non altro con l'autore del libro, anche se a distanza. Il significato che ha per me la lettura individuale può essere descritto da quattro famosi versi di Emily Dickinson: "Non c'è Vascello che eguagli un Libro / Per portarci in Terre lontane / Né Corsieri che eguaglino una Pagina / Di scalpitante Poesia -" Le "terre lontane" possono ovviamente essere sia i mondi alieni di un libro di fantascienza, sia il mondo interiore di Molly Bloom nell'Ulisse di Joyce. Per la condivisione della lettura non posso che riportare alcune parole del nostro manifesto fondativo: "[il lettore] sa lì dentro, nei libri, ci trova stanze parecchio più grandi di quelle solite dove tocca stare, e finestre parecchio più panoramiche. Se uno si affaccia, dopo gli viene voglia di raccontare quello che ha visto."

|Michele|
Per me la lettura condivisa è un modo per attirarsi incuriosirsi a vicenda verso libri che solo alcuni del gruppo, o del pubblico, hanno letto.

|Nadia|
Bella la sintesi di Manguel. Leggere mi ha insegnato (e mi insegna) a vivere, errori compresi; le poche, preziose, volte in cui il confronto sulla lettura, che è sempre per me un'oasi individuale, si fa collettiva e si plasma del vissuto e dei significati dati da altri lettori, si può creare un incontro proficuo e stimolante anche - e forse soprattutto - quando si hanno gusti e pareri divergenti ancorché sostanziati. Mi piace moltissimo la disputatio anche con toni appassionati, preferisco invece astenermi se avverto una vis solo riduttiva o polemica.

Qual è il libro che più di ogni altro ha lasciato una traccia nel vostro vissuto personale e comunitario?

|Alessio|
Molto dipende dal momento, dal caso e dall'età. Per me: "Le ultime lettere di Jacopo Ortis", che mi ha spinto verso un rapporto più intenso e rischioso con la vita. Poco più grande "La coscienza di Zeno" che mi ha rivelato la complessità dell'inconscio umano. E, infine, i brevi (essenziali) racconti di Stig Dagerman che sono delle foto in bianco e nero sulla crudeltà e l'indifferenza umana. E poi la poesia, ma qui non basta citare un libro. Un nome mi viene in mente: Charles Simic, che con i suoi versi prende a calci le stampelle che sostengono i miei passi.


|Elvio|
L’Ulisse di Joyce, il più sconvolgente. La Ricerca del tempo perduto di Proust, il più coinvolgente.
L’isola di Arturo della Morante, il più dirompente.

|Giuseppe|
Nessuno. O meglio, nessuno in particolare. Ho le mie preferenze, autori o libri che amo più di altri, ma direi che sono preferenze in continua accumulazione; ciascuna ha aggiunto qualcosa senza togliere nulla, ha riempito spazi vuoti o riempiti parzialmente. Nessun libro singolo mi ha cambiato la vita (intendo sia la mia vita interiore che quella di relazione con gli altri), tutti quelli che ho letto sì. Quelli che rileggo più degli altri.


|Michele|
Mah, sono tanti i libri che mi hanno colpito profondamente. E dipende non solo dai libri, ma da quando li ho letti. Uno per tutti: i racconti di Raymond Carver.


|Nadia|
È sempre una tortura selezionare. Comunque, devo riferirmi a una lettura solo individuale perché faccio parte dei Librintesta - che poi non è nemmeno un gruppo di lettura ortodosso - da troppo poco tempo. Da ragazzina: "Incompreso" di Florence Montgomery, "Piccole donne" di Louisa May Alcott, "Professione? Spia!" di Louise Fotzhough e "Principessa Laurentina" e "Speciale Violante" di Bianca Pitzorno. Epoca tardo-scolastica e universitaria: "I fiori del male" di Baudelaire.
Età più adulta: "L'isola di Arturo" di Elsa Morante e "Le botteghe color cannella" di Bruno Schulz sopra tutti. E "Il racconto di Sonecka" di Marina Cvetaeva che ha influenzato la prima fase della mia scrittura.


Allego questo link per chi volesse saperne di più. 

Leggi gli altri colloqui:
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3 commenti:

Salvatore D'Agostino ha detto...

I libri in tasca,
bella l’idea e il nome della TAG gruppodiletturainuninterno.
Per chiarezza, riporto il testo integrale del vostro manifesto fondativo: «Sarà anche vero che molta gente non legge. Ma di sicuro c'è dell'altra gente che se continua a fare bene le solite cose, utili per carità, il lavoro e tutto il resto, è anche perché sa che poi a un certo punto si può tuffare nei libri, sa che lì dentro, nei libri, ci trova stanze parecchio più grandi di quelle solite dove tocca stare, e finestre parecchio più panoramiche. Se uno si affaccia, dopo gli viene voglia di raccontare quello che ha visto. E coi libri è facile: basta leggerli ad alta voce».
Una curiosità, vi limitate solo a leggere?
Saluti,
Salvatore D’Agostino

I libri in testa ha detto...

I libri in "testa" (ma talvolta anche in "tasca").
"Vi limitate a leggere?"
In che senso? durante le serate? No, diciamo anche qualche parola sul libro e sull'autore.

Salvatore D'Agostino ha detto...

I libri in testa,
ops! Avete ragione, nell’altro post parlavamo di film e avevo in TESTA ‘I PUGNI IN TASCA’ di Bellocchio.

«Sull'Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere. La temperatura dell'aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l'oscillazione mensile aperiodica. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell'anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedevano conforme alle previsioni degli annuari astronomici. Il vapore acqueo nell'aria aveva la tensione massima, e l'umidità atmosferica era scarsa. Insomma, con una frase che quantunque un po' antiquata riassume benissimo i fatti: era una bella giornata d'agosto dell'anno 1913».

Per empatia con il vostro ultimo libro letto anche qui: è una bella giornata di aprile dell'anno 2011.

Un caro saluto dalla Sicilia,
Salvatore D’Agostino

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