sabato 2 gennaio 2016

La casa vuota

di Orazio Crispo

Mi piacerebbe pensare alla lettura come ad una metafora, la metafora dell’accoglienza.

Cosa mai potrebbero essere la cultura, la riflessione, lo studio se non l’atto, l’azione di accogliere qualcosa di nuovo, di diverso, di impensato?!

Aprirsi alla lettura condivisa significa, magicamente, ricevere il dono del pensiero. Dal confronto nasce uno scambio legato alle emozioni e al piacere di incontrare ciò che è altro-da-me, il “pensato” di un altro lettore. L’alterità è arricchimento, accoglienza sinaptica, aggregazione maieutica.

L’isola degli Asini nasce proprio da questa voglia di conoscere e scambiare idee su fatti letterari, su ipotesi romanzate, su vite narrate al lume della Lingua.

Nonostante questo, la Casa della Cultura di Piazza Armerina ci ha accolto nel vuoto, nell’assenza assoluta di comunicazione, di persone fisiche, di pensiero.

Vuota di suppellettili e bianca di pareti la casa è ciò che sembra: la metafora di un’assenza. Tuttavia, questa mancanza è stata subito riempita dal compìto vociare degli Asini e dal loro solitario riunirsi, dalla voglia di incontrarsi sotto la protezione del Nume Tutelare di Carta, portatore di pensieri e di azioni.








Il Libro, dunque. Stavolta è toccato ad un ponderoso codice: “L’atlante delle nuvole” di David Mitchell.

Fantascienza del passato e apocalissi del futuro, questo lungo racconto ci ha permesso di riabbracciare tanti vecchi amici vicini e lontani: dal Philip K. Dick celeberrimo buon pastore di pecore elettriche, fino al controverso scopritore dell’eterno ritorno, quel Nietzsche colpevole di averci fatto oscillare tra l’Essere e il divenire.

Ma sul filo della memoria (la trama che intesse ogni pagina del libro), è apparsa anche l’apoteosi della Lingua, strumento unico e sempre diverso, usato allo scopo di creare mondi lontanissimi sotto cieli cangianti e sempre ingombri di storie.

L’atlante delle Nuvole è anche la metafora della continua mutazione della vita, dei suoi accadimenti e quindi anche degli stessi Asini…

Poiché, come ci insegnano i saggi, nell'unità dell’esistere nulla permane, anche i lettori erranti sono sottoposti a mutamenti e a spostamenti nel tempo-spazio… Magari per ritornare, alla fine del ciclo, in quel punto da cui tutto è partito e da cui nulla si è mosso.


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