domenica 4 settembre 2016

E adesso pubblicità

di Sergio Salamone
 
   Non c'è di meglio che discutere di Vonnegut in una grotta vicino a un castello perché si inciampa negli eccetera eccetera eccetera, ci si fa consumatori di storie e fantastorie, magari addentando un'archetipica, siculissima melanzana, scoperchiati da un vento siderale, e accesi, quasi scoperchiati, dalla luce delle candele. Magari più consumatori che lettori, dato che lo scrittore americano, sogghignando, centrifuga concetti, parole, disegni, ci spalanca le porte del surrogato per spiattellarci la nostra ormai inevitabile artificialità. E per fare questo, alcuni tra noi, hanno pescato, tra le pagine, anche una certa, non apprezzata, artificiosità. Non io, ovviamente, che ho proposto La colazione dei campioni, assai cosciente di quanto sia deflagrante. E forse perfino indigeribile con tutto quello sparigliare le carte, quello sbadigliare sull'uomo, quel segnare il banale e il paradosso. Se la Bibbia, il libro per eccellenza della letteratura occidentale, inizia con una creazione poetica e mitica, Vonnegut ci fa iniziare il suo viaggio con un buco di culo, che è quasi un buco nero, siamo nel territorio alquanto incerto del romanzo di genere fantascientifico, ma lo definirei di "degenere", che tutto risucchia e tritura.
 
 
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